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sabato 8 dicembre 2012

Un po' di storia... (Prima Parte)

Su gentilissima concessione dal sito: Siberian Husky Club Italia.
Formato Pdf: Origini della razza, SH Club - Italia.

senza un passato non può esserci futuro

Testo di riferimento:
International Siberian Husky Club, Inc. presents
“The Siberian Husky” - 3rd Edition 1994

Per saperne di più:
-The Complete Siberian Husky by Lorna B.Demidoff and Michael Jennings Howell Book House.
-Il Grande Libro del Siberian Husky di Jessica Vallerino, De Vecchi Editore.
-Siberian Husky di Filippo Cattaneo, Sonzogno Editori.

Nel nostro sito www.shc-italia.it troverete molti altri libri disponibili Ringraziamo per le traduzioni il “Broken Ice group” di Roma.


Era il 1908 quando …
di Louise H. Foley

Il Siberian Husky arrivò nel “Nuovo Mondo” senza clamore né fanfare. Molti altri cani presero una strada molto più tradizionale: attraverso l’Oceano Atlantico dai paesi dove erano divenuti razze  ben definite.

Questa sconosciuta razza di cane nordico, dunque, entrò in America in modo tranquillo e discreto, attraverso una lontana porta sul retro situata nel punto in cui le penisole dell’Asia e dell’America quasi si toccano.

Questi primi arrivati apparentemente fecero ritorno alla loro terra d’origine poco tempo dopo, attraverso le 45 miglia dell’infido Stretto di Bering, furtivamente, così come erano entrati. Nonostante la loro breve permanenza le loro qualità e capacità furono grandi e l’apparizione di questi “misteriosi” cani della Siberia segnò una svolta nella storia del cane nordico.

L’episodio è degno di essere ricordato e risale ormai a quasi un secolo fa. L’anno era il 1909 e si correva la seconda edizione della “All Alaska Sweepstakes”. Nome, in quei primi anni del ventesimo secolo era una cittadina fiorente ed affollata in cui si poteva spendere oro liberamente; essa era situata così a nord che il suo porto rimaneva ghiacciato da Ottobre a Giugno e in questi mesi per i suoi trasporti invernali dipendeva esclusivamente dai dog teams.

Questa dipendenza fece dell’ allevamento di cani e dell’allenamento di dog teams un problema di grande interesse per gli abitanti della cittadina. Gli interessi sportivi, insieme con l’istinto per il gioco d’azzardo, comune a tutte le città in espansione, presto trovò sfogo nelle gare di sleddog, ed approdò direttamente ad uno dei più famosi eventi sportivi del Lontano Nord.

Il Nome Kennel Club fu fondato nel 1907 per organizzare le gare. Albert Flink, avvocato e amante di cani, stabilì le regole della corsa, con l’assistenza di alcuni musher molto conosciuti ed entusiasti come Scotty  Allan, Johnny Johnson, Fay Delezene, Coke Hill e Charlie Johnson.

La gara fu inizialmente organizzata per risolvere molte controversie, ad esempio su chi possedesse i cani migliori nella città. I cani da slitta di Nome erano incroci, con Malamute e Setter come razze predominanti.

Una mattina gli abitanti si svegliarono e scoprirono, allo “stake out” lungo la spiaggia, un team di cani “misteriosi”. Questi erano visibilmente differenti dai nativi Alaskan huskies: erano cioè più piccoli e privi dell’espressione lupina dei locali cani Eskimo. I loro nasi a punta, le orecchie dritte e le code a pennello li facevano somigliare più a delle volpi.

Questi cani non furono considerati una seria minaccia per la lunga e faticosa gara. Un  commerciante di pellicce russo chiamato William Goosak li aveva portati attraverso lo Stretto di Bering per partecipare alla più famosa gara al mondo. I Siberian Huskies ottennero i più alti onori in molte corse negli anni seguenti, ma la loro prima gara corsa in suolo americano rimarrà per sempre negli annali della loro storia come di gran lunga la più importante.

Una grande somma era stata scommessa sui due teams di razza-mista di Scotty Allan, ma il grande destino dei Siberian Huskies come razza correva sulla pista insieme a quei cani piuttosto piccoli, magri e sconosciuti provenienti dalla Siberia. 

Il percorso da Nome, sulla riva sud della Penisola di Seward, fino a Candle, vicino alla riva più a nord sul versante artico e ritorno, era lungo  quattrocentootto miglia. Anche in condizioni normali era considerato il percorso di gara più duro e brutale del mondo. Era stato selezionato dal Nome Kennel Club perché la pista, da un punto all’altro, attraversava ogni tipo di paesaggio, dalla tundra alle montagne, con certi tratti pericolosi sul mare ghiacciato ed altri attraverso fiumi, foreste e sentieri ghiacciati.

Un tale percorso richiedeva che sia il musher che il team fossero al meglio della condizione fisica per poter effettuare il tragitto completo, avanti e indietro, anche con le migliori condizioni  atmosferiche. A questi pericoli naturali del percorso si aggiunse, nel giorno della grande corsa, un violento vento artico. Raffiche di vento ghiacciato formavano enormi cumuli di neve nelle aree riparate e venti pungenti fendevano solchi profondi da due a tre piedi nelle zone esposte.

Quattordici teams presero il via a quella storica gara di quattro giorni, affrontando i turbini di vento nevoso che cancellavano completamente la pista. Cani e musher, nel loro intento suicida di vincere la tempesta, venivano spazzati fuori pista dalle raffiche di vento. La devastante e sfiancante tormenta si prese un pesante tributo quel primo giorno e virtualmente eliminò tutti tranne tre soli teams.

La lunga ed accurata preparazione dei teams di Scotty Allan per questa grande gara fu ripagata; miracolosamente i suoi due teams (l’altro guidato da Percy Blatchford) furono capaci di seguire la pista che conoscevano molto bene e riuscirono, spingendosi per trentadue miglia lungo la costa, ad oltrepassare Solomon e Topkok Roadhouse e ad arrivare al riparo della foresta per la notte,  percorrendo complessivamente sessantasei miglia.

I Siberiani di Goosak, guidati da un uomo chiamato Louis Thurstrup, furono gli unici capaci di raggiungere Topkok Roadhouse prima di essere bloccati dalla tempesta, però le cinquanta miglia di fuori pista gli avevano fatto perdere molto tempo prezioso.

Alla mattina seguente la tempesta si era calmata, ma freddi venti cristallini soffiavano ancora implacabilmente sopra la neve argentea e lucente. In questo bianco ed accecante deserto ebbe inizio il secondo giorno di gara con i due teams di Allan in testa ed essi furono i primi ad arrivare a Candle.

I Siberiani però, sebbene fossero partiti abbastanza in ritardo, pur percorrendo una pista a loro sconosciuta, riuscirono ad arrivare poco dopo e, nonostante avessero viaggiato per centocinquantasette miglia senza riposo, tutti i cani erano in buone condizioni. Con grande sorpresa di tutti, Louis Thurstrup, senza fermare il suo team, chiese ai giudici di Candle i suoi fogli e riprese subito la via del ritorno per Nome.

Il teams di Allan invece erano stati nutriti, accuditi e si erano presi sette ore di meritato riposo prima di ripartire. I Siberiani erano ben avviati sulla strada di casa, ma la battaglia contro i venti freddi del giorno precedente, insieme con la mancanza di riposo, permisero ai ben riposati veterani del sentiero di Allan di sorpassarli.

Anche se i teams di Allan passarono il traguardo al primo e secondo posto, l’impresa dei Siberiani fu un’importante vittoria morale anche se arrivarono alcune ore dopo. La loro eccezionale performance vinse in modo schiacciante lo scetticismo generale e focalizzò considerevolmente l’attenzione su questa razza sconosciuta.

Dopo questa dimostrazione di forza, velocità e resistenza nelle condizioni più proibitive, Fox Maule Ramsey, un giovane scozzese che allora si trovava a Nome, si recò in Siberia e si procurò un certo numero (60) dei soggetti migliori che riuscì a trovare e iscrisse tre teams di questi cani nella Sweepstakes dell’anno successivo, il 1910.

Johonny Johnson, guidando uno di questi teams, vinse la gara ottenendo il record di tutti i tempi con 74 ore, 15 minuti e 37 secondi; Ramsey stesso arrivò al secondo posto.

Anche se i cani di Ramsey e la loro progenie vinsero molte corse negli anni seguenti, fu il team
di Goosak, composto dai piccoli stoici stranieri, che pose le basi per l’importazione della più grande
delle razze nordiche da corsa: il cane Siberiano, più tardi conosciuto come Siberian Husky (*)

ALL ALASKA SWEEPSTAKES NOME – CANDLE andata e ritorno 408 miglia
Clicca per Ingrandire
(*) Il Siberian Husky è conosciuto nella sua terra di origine come “Northern Siberian sled dog”.
Il termine “Husky”, usato per il cane da slitta siberiano, è un soprannome divenuto accettabile nel tempo.
Il termine fu originariamente dato ai cani Eskimo dagli impiegati della Hudson Bay Company.
Per distinguere i cani siberiani dagli Eskimo huskies essi furono chiamati Siberian Huskies – ed il nome è
rimasto con loro.
Anno 1908 – nella foto (proveniente dalla collezione di Early Norris) sono ritratti tutti i siberiani importati da William Goosak che presero parte alla seconda edizione della “All Alaska Sweepstakes” del 1909 e si piazzarono al terzo posto sotto la guida di Louis Thurstrup

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